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di Kenneth Branagh, con Kenneth Branagh, Derek Jacobi, Brian Blessed, Ian Holm, Paul Scofield, Emma Thompson
(Gran Bretagna, 1990)
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Il cinema, che ha sempre intrattenuto dei rapporti privilegiati con Shakespeare (et pour cause...) lo ha fatto sostanzialmente in due modi: rispettandone, oltre al testo, la concezione teatrale (Laurence Olivier), oppure stravolgendone la forma, lo spazio originale con i mezzi tipicamente cinematografici (Orson Welles). Kenneth Branagh, attore-prodigio del teatro britannico dell'ultima generazione, firma il suo primo film, e decide di stare a mezza strada. Da un lato, da artista nato fra le quinte, garantisce al suo film un approccio squisitamente teatrale: il rispetto totale del testo, la struttura compatta che non perde mai di vista l'assieme, l'intimismo con i personaggi, tipico della scena. Dall'altro, forse per l'eterno timore del teatro filmato, sceglie d'intervenire prepotentemente (ed anche sapientemente) con i procedimenti più vistosi del cinema: i flash-back, le riprese al rallentatore, il montaggio che alterna i primissimi piani a quelli larghi. Curiosamente (o, forse, non tanto) se i momenti più sensazionali del film sono quelli dell'illustrazione "cinematografica" (la battaglia di Azincourt, i ricordi dell'amicizia con Falstaff)), i più ispirati, i più toccanti, i più introspettivi psicologicamente sono quelli nei quali trionfa il sensibilissimo istinto teatrale di Branagh (l'intimismo della visita del re cammuffato ai suoi soldati, nella notte che precede la battaglia; lo smascheramente dei traditori alla vigilia della partenza dall'Inghilterra; l'ambigua efficacia della richiesta di resa agli assediati di Harfleur). Brillante opera-prima di un uomo di spettacolo di forte personalità, eclatante illustrazione di un testo teatrale che rifulge nel suo glorioso potere di attrazione, ENRICO V ci lascia nell'attesa del suo secondo film (L'ALTRO DELITTO, in questi giorni a Berlino). Le ambiguità di cui sopra, anche qui non tanto curiosamente, non sono pure quisquilie stilistiche: ma finiscono ovviamente per modificare il celebre personaggio shakespereano. Che Branagh ha notevolmente de-responsabilizzato: facendogli versare delle lacrime non previste (la scena dell'esecuzione del vecchio amico-ladrone Bardolph non esiste nel testo originale; e Shakespeare non aveva fatto di Enrico un personaggio limpido ed integro, che si sbarazza di una parte dei suoi amici solo poiché non può proprio farne a meno...), conferendogli una sorta di eroica purezza che può anche dar fastidio.
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capolavoro
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